Lettera per Cala, da Kuba.

Probabilmente ci si aspetta un ricordo basato sullo sport. Certo, i momenti insieme passati a praticare sport in montagna ci sono stati ma, mai quanti ne avrei voluti anzi, forse non sono nemmeno così tanti che riesco a ricordarmeli tutti.

Ma qui si parla non solo di sport ma, di solidarietà e quindi il ricordo di Cala volge in quella direzione, a tutti quei momenti in cui emergeva la sua disponibilità ad aiutare qualcuno in difficoltà. Il nostro amico Enzo ha saputo descrivere questa umanità in uno scritto in cui mi identifico molto e non vorrei risultare ripetitivo nel riproporre lo stesso tema.

C’è un episodio che ricordo che mi colpì molto. Eravamo in birreria, una serata allegra e scanzonata quando ad un certo punto l’atmosfera si fece seria e cominciammo tra tutti a parlare di un incidente avvenuto in montagna dove morirono alcune persone, non ricordo di preciso chi. Ci furono commenti di ogni sorta, proprio come al “bar dello Sport” e ricordo la determinazione di Cala nel dire: “io vorrei essere preparato, organizzato, sempre pronto a partire per provare a salvare qualcuno in difficoltà, specialmente se si tratta di un amico. L’idea di assistere impotente ad una tragedia del genere non mi da pace!”

Cala era così: determinato ed individualista nel perseguire i suoi progetti… ma il suo dirompente entusiasmo emergeva senza mezze misure nella sua generosità.

L’Hymalaismo non porterebbe gli stessi risultati agli alpinisti occidentali senza il supporto delle popolazioni locali che meriterebbero molto di più di un ingaggio da portatori e, lo sappiamo bene, che l’unica via verso l’autonomia è la conoscenza, cominciando fin da bambini.

Lo sapeva bene Cala che, durante ogni suo viaggio documentava con contributi fotografici e video momenti di vita e quotidianità dei villaggi e non mancava di commentare con la sua volontà di poter portare un contributo migliorativo a queste popolazioni.

Cala era un accanito lettore e pensare a “Una Scuola per Cala”, ad una biblioteca e ad una aula multimediale intitolata a lui è un piccolo mattone verso la costruzione di questa autonomia.

Giacomo Fornelli, detto Kuba
Collettivo I Run for Find The Cure