Ma quindi l’Ortopedia Chirurgica?

Quando si parla di malattie nei paesi in via di sviluppo, automaticamente il pensiero va all’HIV, alla tubercolosi, alla Malaria o a qualche parassita dal nome improbabile. A poche persone verrebbe da rispondere: “ortopedia traumatologica”. Eppure al momento è la patologia in più forte ascesa nei paesi Africani, soprattutto da quando la Cina ha inserito nel mercato globale le  motociclette a basso costo che sono diventate estremamente popolari e il mezzo di trasporto più usato. Questo fatto, unito alle pessime condizioni delle strade, l’assenza di regole di sicurezza stradale e di una cultura di guida sicura ha fatto lievitare il numero di traumi. Io l’ho vissuto sulla mia pelle. Nel 2013 qui a Maralal la maggior parte dei trami erano dovuti a armi da fuoco da conflitti, bambini pastori caduti dagli alberi mentre tagliavano le foglie per far mangiare le mucche durante la carestia, e qualche trauma da lite domestica, tuttosommato non molti. Anno dopo anno le frattura da traumi sono aumentate come numero e come complessità. Fratture esposte, fratture complesse, fratture con gravi danni dei tessuti molli.

A fine 2017 era diventato insostenibile e frustrante  continuare ad osservare radiografie terribili e non poter far nulla poiché l’ospedale non aveva nessuna strumentazione e nessun impianto ortopedico. Avevamo solo il gesso, pur sapendo che quelle fratture non sarebbero mai guarite correttamente e avrebbero portato a deformità e disabilità.

Perché in realtà quando si parla di traumatologia ortopedica in Africa si parla di questo: nessun accesso alle cure; fratture che evolvono in malformazioni e disabilità, che portano i bambini a non poter andare a scuola, le madri a non poter più occuparsi della famiglia, e padri non più abili a lavorare e portare lo stipendio a casa. Per questo motivo colui che ha coniato il detto “la povertà è ad un passo da una frattura” ha detto bene, molto bene. E’ esattamente così, io lo vedo tutti i giorni.

Grazie ad alcuni amici ortopedici italiani con il supporto di donazioni di impianti a fine 2017 sono arrivati a Maralal i primi impianti ortopedici nella storia, e grazie all AO Trauma italiana ho cominciato a ricevere una formazione specifica in ortopedia traumatologica.

Così a dicembre 2017 il primo intervento nella storia di ortopedia chirurgica è avvenuto nell’ospedale di Maralal: una frattura esposta di tibia, trattata prima con fissatore esterno e poi con chiodo endomidollare.  Da quel giorno le fratture hanno cominciato ad arrivare senza sosta: i pazienti hanno capito che potevamo curarli e invece di andare dal curatore locale, che di base faceva più danni che altro, venivano in ospedale.

Ad oggi l’attività ortopedica ricopre il 70% dell’attività chirurgica dell’ospedale e il 95% del mio tempo. A luglio 2018 un’altra svolta epocale con l’approvazione e il supporto di SIGN Fracture Care International che da allora mi ha sempre fornito nuovi e ottimi chiodi endomidollari con bloccaggio, oltre ad occuparsi della mia formazione che richiedeva sempre più capacità e skills. Così grazie alle donazioni di amici, di alcuni ospedali italiani e grazie a SIGN adesso riesco a coprire il 90% delle fratture che arrivano in ospedale in maniera totalmente gratuita per i pazienti, rimanendo escluse fratture della pelvi, acetabolo e colonna.

Recentemente ho dovuto consegnare un report amministrativo all’ospedale governativo per il quale lavoro per dimostrare l’impatto dell’attività ortopedica e i dati dimostravano come per i primi 100 interventi avevamo risparmiato ai pazienti oltre 300.000 euro di spese mediche calcolando i costi di tali operazioni presso altri ospedali del Kenya.

A oggi, ottobre 2019 ho superato i 200 interventi con impianti ortopedici e il calcolo di beneficio per i pazienti è presto fatto.

Nello strumentario che ho a disposizione, mi rimane ancora un buco che da diversi mesi cerco di riempire. Un trapano ortopedico adatto ai tipi di interventi che stiamo facendo. In tutti questi anni ho sempre utilizzato un Bosh a batteria da falegname regalatomi da un caro amico, che grazie ad alcune accortezze e una telino speciale rimane  sterile però ritengo necessario a questo punto utilizzare un trapano ortopedico per migliorare la qualità dell’intervento, diminuire i tempi operatori per il paziente, e diminuire ulteriormente i rischi di infezione intraoperatoria. Ho provato in tutti i modi a contattare aziende, rappresentanti, associazioni per la donazione di un trapano ortopedico ma in tutti questi mesi ho fallito e a quanto pare è qualcosa a cui nessuno presta orecchio. Così chiedo aiuto a Find the Cure Italia e a tutti i suoi sostenitori per chi possa aver piacere a sostenerci in questa piccola impresa ma con un grande impatto.

Io lo vedo tutti i giorni, ha del miracoloso vedere pazienti abituati a stare a letto in trazione per mesi, essere dimessi dopo sette giorni e cominciare a camminare dopo due settimane. Soprattutto per un popolo di pastori nomadi, dove al camminare è legata tutta la loro economia ed esistenza.

Grazie in anticipo per tutto il supporto.

Maralal, Samburu County Referral Hospital
Daniele Sciuto
Presidente Find The Cure Italia e Find The Cure Kenya